L’ascesa dell’agricosmetica: dalla fattoria al viso nel mondo della bellezza di lusso

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L’industria della bellezza sta attraversando una rivoluzione silenziosa, allontanandosi dai laboratori sterili e spostandosi verso la fonte stessa della vita: la fattoria. Questo movimento, soprannominato “agricosmetica”, non è solo un’altra parola d’ordine; rappresenta un ripensamento fondamentale del modo in cui la cura della pelle viene prodotta, acquistata e percepita. Da una storica azienda vinicola in Francia alle fattorie biodinamiche in Italia e nel cuore dell’America, i marchi stanno ora controllando l’intera catena di produzione – dal seme alla bottiglia – per offrire quella che sostengono sia una bellezza più pura, più potente e più sostenibile.

Il concetto centrale: collegare agricoltura ed estetica

Il termine “agricosmetica” ha origine dal marchio italiano OWAY, ma l’idea è più antica. È un approccio olistico che integra la tradizione agricola con l’innovazione scientifica, sottolineando la connessione tra terreno sano e pelle sana. Invece di fare affidamento su ingredienti sintetici, questi marchi coltivano le proprie piante medicinali, raccolgono al massimo della potenza e riutilizzano i rifiuti agricoli in ingredienti cosmetici di alto valore. La chiave non è solo cosa entra nel prodotto, ma da dove proviene e in che modo è prodotto in modo sostenibile.

Marchi pionieristici e il loro approccio

Diverse aziende stanno guidando la carica. La famiglia Perrin, proprietaria del rinomato Château de Beaucastel in Francia, esemplifica questa tendenza. Trasformano la polpa d’uva avanzata, ricca di antiossidanti, in una linea di cura della pelle di lusso, Beau Domaine. Non si tratta solo di ridurre gli sprechi; si tratta di sfruttare la naturale resilienza della vite a beneficio della salute della pelle.

OWAY, con sede in Italia, va ancora oltre coltivando la propria azienda agricola biodinamica, Ortofficina, per coltivare rosmarino, salvia e timo. Nel frattempo, FarmHouse Fresh in Texas dà priorità agli ingredienti coltivati ​​negli Stati Uniti e gestisce un rifugio per animali da fattoria finanziato dalle loro vendite, promuovendo un sistema a circuito chiuso. Questi marchi non si limitano a produrre prodotti per la cura della pelle; stanno costruendo ecosistemi.

La scienza dietro le affermazioni

Il movimento non è puramente estetico. Beau Domaine ha trascorso due decenni collaborando con gli scienziati per sviluppare ingredienti brevettati come GSM10, derivato da uve Grenache, Syrah e Mourvèdre, e ProGR3, una miscela di resveratrolo, apigenina e catechina. Test preclinici mostrano che questi ingredienti proteggono dai danni ambientali e preservano il collagene. La ricerca supporta queste affermazioni: gli studi confermano che i polifenoli vegetali hanno effetti antinfiammatori, antiossidanti e antiallergici sulla pelle.

FarmHouse Fresh si concentra anche su microgreens ed erbe ricchi di antiossidanti, mentre dermatologi come il Dr. Zalka sottolineano che gli ingredienti naturali, se supportati da test clinici, possono offrire una maggiore efficacia. Tuttavia, mette in guardia dal fidarsi ciecamente delle etichette “naturali”, poiché la FDA non regola questo termine. La trasparenza e le affermazioni verificate sono cruciali.

Sostenibilità, greenwashing e futuro

Il movimento dell’agricosmetica promette trasparenza in un settore spesso accusato di greenwashing. Marchi come OWAY danno priorità all’energia rinnovabile, all’imballaggio ecologico e alla riduzione dei rifiuti. FarmHouse Fresh sostiene l’approvvigionamento locale, mentre Beau Domaine sta lavorando per un imballaggio e una produzione più sostenibili.

Tuttavia, i consumatori devono rimanere vigili. Le vaghe affermazioni sulla sostenibilità sono prive di significato senza dettagli. Cerca certificazioni di terze parti (USDA Organic, Rainforest Alliance, Leaping Bunny) per verificare l’impegno di un marchio nei confronti dei materiali naturali e delle pratiche etiche. La chiave sono politiche dettagliate, rapporti sulla sostenibilità e approvvigionamento onesto.

In definitiva, l’agricosmetica rappresenta uno spostamento verso la valorizzazione dell’origine e del processo alla base dei prodotti di bellezza. I consumatori chiedono sempre più trasparenza e responsabilità, e questi marchi stanno rispondendo controllando l’intera catena di fornitura, dal seme al siero. Resta da vedere se si tratti di una tendenza fugace o di un’evoluzione permanente, ma una cosa è chiara: il futuro della bellezza potrebbe essere radicato nel terreno.